Doc

Dopo l’estate del 1988 (in cui avevo lavorato all’eccezionale tour dei Pink Floyd) uno dei miei amici più stretti, Niccolò Fabi, ci avverte che Renzo Arbore sta cercando pubblico e figuranti per la seconda stagione di Doc, il suo programma tv sulla musica. Dopo pochi giorni andiamo tutti insieme agli studi Dear di Roma, e uno per uno ci facciamo esaminare. A fine provino io prendo un bel respiro e mi lancio in una esibizione al piano. Prima un pezzo strumentale degli Yellowjackets, gruppo jazzfusion che sapevo amato da Gegè Telesforo; poi, a sorpresa anche mia, la beneamata Just the way you are di Billy Joel, dove oltre a suonare canto in pubblico. È la primissima volta, e non sarà l’ultima. Arbore e i suoi apprezzano: sono assunto. Per sei mesi seguenti, ogni pomeriggio in via Teulada mi guadagno il mio primo vero stipendio in mezzo a un mucchio multicolore. Mentre incontro musicisti famosissimi (mi capita di prendere il caffè con Chaka Khan e Jimmy Smith, o di farmi una foto a braccetto con Miles Davis), e allargo il panorama delle acquaintances, comincio a conoscere da dentro il mondo dello spettacolo e dei media.