Phone.com acquistò la nostra HS pagando società e incentivi in azioni e stock option, come andava molto di moda al culmine della New Economy. Per me fu il secondo contratto da dipendente, questo a tempo pieno e indeterminato. Più molta promettente carta che di lì a poco perse valore a precipizio. Ma l’importante come sempre è l’esperienza.
Da un ruolo tecnico in HS/UP mi spostai sempre più verso quello di progettista di servizi e uomo di relazioni nella posizione di Senior Consultant assunta in Phone.com Italia, prima sotto Domenico Nesci e poi sotto Bruno Errico. Con questo titolo neutro, che perciò mi stava benissimo, lavorai in molti ruoli diversi fra cui: Usability manager, Consulente strategico per lo sviluppo di servizi e applicazioni mobili, Business e Marketing developer, Project manager, con qualche excursus in aree più tecniche, tipicamente programmazione. Feci anche da docente al Phone.com Developer Seminar , un evento importante tenuto a Roma in un albergo di via Veneto nel settembre 2000, in materia di mobile application design&usability e wml programming. Mai sono stato interessato a una carriera, ma forse il momento in cui ci andai più vicino fu lì, quando Francesco Botta mi stava proponendo per un ruolo di Usability manager europeo; all’improvviso il povero Francesco fu costretto dolorosamente a lasciare per una grana interna, e la cosa sfumò. Non era destino.
In quegli anni le azioni Openwave persero il 90% del loro valore e noi vivemmo la New Economy in tutto il suo frenetico crollo in diretta sul NASDAQ. Trimestrali, discorsi agli analisti, e tutto il resto. Nel frattempo il rapporto stretto con gli operatori radiomobili, la conoscenza dei loro meccanismi interni, i faticosi tentativi di portarli da un mero e miope marketing delle nuove tecnologie a un vero mercato VAS, mi fecero allontanare dal core business di Openwave e maturare una prospettiva diversa: era chiaro che le infrastrutture di base erano in via di saturazione, mentre sul lato clienti mancavano idee. Ormai serviva inventare cose che allettassero la gente reale, nascondendo la tecnologia e non mettendola inutilmente in evidenza come faceva TIM con gli spot delle veliste che parlavano di WAP. Era questo che mi interessava davvero: parlare con le persone, affascinarle, informarle. Del resto W.C.Net l’aveva già dimostrato. Mi stavo spostando inesorabilmente verso la comunicazione e la creatività.
Nel giugno 2002 decisi di fare il grande passo e licenziarmi da Openwave, dove ormai mi sentivo soffocare. Lasciai fisso e benefit per riprendere il mare insicuro del libero professionista.