Retis’ small miracles
A gennaio 2011 con Riccardo D’Angelo, da più di un decennio prua rompighiaccio della società informatica Retis, allora in espansione internazionale, parliamo di un restyling del sito.
Inizio subito a studiare il problema analizzando in un documento i difetti del sito corrente e la comunicazione di analoghi e significativi player del settore industriale ICT. Ma oltre a questo rivolgo lo sguardo altrove. Non solo alle software house più all’avanguardia nel mondo, come 37signals, ma a tutto il mondo web2.0 dove si fa scuola riguardo alle interfacce utente.
Il risultato è una proposta disruptive che presento ad aprile 2011: progettare il nuovo sito come un organo di informazione, come il menabò di un quotidiano a 4 colonne, incentrato sul concept degli small miracles: i piccoli miracoli che una Società delle dimensioni di Retis realizza ogni giorno dietro le quinte dei sistemi complessi gestiti dai giganti ICT, quando riesce a far funzionare le cose.
Il design supera la rigidità della usuale distinzione tra aree funzionali, perché i titoli – sia della pagina che degli articoli – e i link incorporati nei testi stessi fanno da menu e da informazione al contempo. Non c’è bisogno di una sezione news, ad esempio: lo stesso titolo principale della homepage non è fisso ma può essere cambiato per annunciare una novità importante. La novità può essere comunque annegata in qualunque parte della pagina.
Un altro concetto importante di questo design è la funzione dello scrolling: mentre fino a qualche anno fa era considerato molesto rispetto all’usabilità, ragion per cui si progettavano pagine costrette in una schermata, con largo uso di Flash, oggi le interfacce Apple con lo swipe hanno reso lo scrolling verticale un divertimento. Il design a menabò del nuovo sito Retis sfruttava questa nuova caratteristica, proponendo il più possibile su una unica pagina da scoprire scrollando, e lasciando le pagine successive per gli approfondimenti.
Altro fattore innovativo: il linguaggio, che naturalmente deve essere consono al tono tra il serio e il faceto dell’impostazione newspaper. Ai titoli andava dedicata una certa attenzione da copywriter, perché si allontanassero decisamente dal paludamento B2B vecchia maniera, prendendo un carattere più frizzante e pubblicitario, senza abbandonare la sostanza. I titoli di homepage dovevano idealmente contenere sempre un riferimento agli small miracles.
In questo senso, il logo della Società è tenuto volutamente piccolo, e incorporato nel nuovo slogan “Retis is all about small miracles in Information Technology”.
Una grande attenzione è stata dedicata anche alla tipografia, con una scelta accurata dei font e un lungo studio per l’applicazione e l’ottimizzazione completamente realizzate attraverso CSS e webfonts, con il programmatore Flavio Di Stefano.
Ho progettato il redesign del sito Retis anche perché avesse un feedback positivo sull’organizzazione. Riccardo mi aveva confidato che avrebbe desiderato portare l’azienda nella direzione collaborativa e aperta di demo.com, ma che per farlo si sarebbe dovuto affrontare un lungo guado di aggiornamento della cultura interna. La mia scelta di dedicare la colonna destra stabilmente ai prodotti (anche non ancora commerciali) del reparto R&D, e di coinvolgere di tutte le linee nella costruzione dei testi del sito, attraverso interviste da me condotte, mirava proprio a rendere partecipe l’organizzazione nel modo giusto e a trascinarla gradualmente nella direzione voluta. E in effetti la apparente bizzarria del progetto aveva suscitato un bel dibattito interno, sempre un vantaggio per smuovere le forze e le verità che possono restare sepolte a lungo sotto la routine di un’operatività aziendale rodata.
Le sfortunate vicende di Retis sopravvenute nella parte finale della messa in opera hanno impedito che il progetto fosse realizzato appieno.

