Cubomusica touch

La società Artmediamix, con la sua notevole inventiva in fatto di eventi compositi tra fisico e digitale e di social in genere, nati da un ottimo background IT, cura buona parte del marketing di Cubomusica per TIM. Il cliente vuole sostituire gradualmente le tradizionali locandine dei suoi punti vendita con schermi interattivi B1Touch; il primo test sarà svolto in una decina dei maggiori centri TIM in tutta Italia, proprio per pubblicizzare l’offerta Cubi. L’amico Gian Marco Sandri che dirige Artmediamix mi chiede di dare una mano a progettare i contenuti interattivi per gli schermi pilota.

La difficoltà sta nel fatto che lo schermo B1Touch viene posizionato in portrait, quindi il ricco materiale video di Cubomusica proveniente da TIM e dalle interviste realizzate da Artmediamix dovrà essere sfruttato in un contesto difforme. Inoltre i controlli di interattività devono essere semplici e soprattutto non bloccanti per il flusso informativo, non sapendo se e quanto gli utenti li useranno effettivamente ma dovendo comunque garantire la presentazione dell’offerta anche in condizioni di non interazione.

Il mio progetto parte dalla parola PLAY con il suo correlato visivo, la freccia gialla che fa parte del logotipo: è un fil rouge che attraversa tutti i canali e fa da cardine tra i blocchi di contenuto. ‘Play’ infatti è un termine polisemico pienamente a suo agio nel contesto Cubo*, essendo pertinente non solo nell’accezione di “gioco” – un’interfaccia con cui giocare, un servizio con cui divertirsi – e in quella di “suonare musica”, “proiettare video”, ecc., ma anche nel senso di “recitare una parte”.  Questa ultima sfumatura di PLAY si lega bene a uno dei punti di forza del servizio Cubomusica: le playlist viste come segnali, come unità di scambio sociale del mondo di Cubomusica, che non è ancora social ma tende alla community. Una playlist può rappresentare una persona e un mondo. Lo fa con ampiezza e profondità piuttosto significativi rispetto a una sola canzone o un solo video. Una playlist può rappresentare anche altre identità: organizzazioni di vario tipo (vedi le radio) possono presentarsi e parlare al pubblico con le proprie playlist. La community di last.fm, uno dei primi web collaborativi centrati sulla musica, si snoda intorno alle playlist dei membri create a partire dai brani che essi ascoltano sul portale, e il valore che queste playlist hanno per gli altri utenti in quanto preziosi consigli. Dal momento che playlist degli artisti più famosi, rilasciate in esclusiva per Cubomusica, convivono accanto a quelle delle persone ordinarie, ecco che oltre alla loro innegabile utilità didascalica le playlist diventano un mezzo per stare insieme e sentirsi più vicini, anche ai più grandi. Come segnale, una playlist può andare molto oltre l’informazione sui gusti musicali di qualcuno: può essere un messaggio, un augurio, una carezza, un testamento, un attacco, un benservito, un omaggio, un oltraggio, un memorandum, un passatempo, l’identikit di un criminale, un enigma da risolvere. E per ognuno di questi usi si apre un nuovo contesto di interpretazione, una nuova possibilità di marketing per Cubomusica, e tante nuove possibilità di interazione per lo schermo ospitato da punti vendita.

Per quanto riguarda le forme e la grafica, ho sfruttato il logotipo sia attraverso la freccia che gli 11 sviluppi del cubo nel piano per creare una griglia 6×9 di quadrati che occupa la parte superiore dello schermo, detta appunta playarea e dedicata alla presentazione dei contenuti. La playarea è divisa in 3 fasce orizzontali di formato 2:1, delle quali la superiore e la inferiore ospitano spezzoni video del vasto pool di Cubomusica, mentre quella centrale presenta le informazioni. Gli utenti hanno a disposizione hotspot per spostarsi al prossimo video, tornare al precedente, mettere in pausa, per ciascuna delle fasce che in ogni caso hanno un palinsesto che procede da sé, prendendo i contenuti video a caso da un set separato per ogni fascia. Anche il flusso informativo avanza in autonomia, e può essere messo in pausa. Un hotspot “info/costi” apre un pop-up layer esagonale (il perimetro del cubo in assonometria isometrica) del codice colore di canale, che presenta le info specifiche sull’offerta. La parte inferiore dello schermo è la menuarea che tiene sempre a disposizione i cubi cliccabili per iniziare le sequenze rispettive dei 3 canali, con quello attivo in evidenza.

Il successo della proposta, che è attualmente in sperimentazione presso i maggiori Centri TIM (si trova ad esempio nel Centro TIM di piazza Colonna a Roma) ci ha consentito di avere l’incarico anche per i canali Cubovision e Cubolibri, che sono stati sviluppati sullo stesso schema. L’applicazione è stata sviluppata da Cristiano Pinto in Adobe Flash su piattaforma C-nario, il 3D dei cubi rotanti da Paolo Morucci. I testi sono forniti da TIM.

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