Scuola 2.0

Questo è il nome un po’ abusato e severo che l’Università de L’Aquila, dipartimento di Neuropsichiatria, dà a un convegno e una serie di incontri con i ragazzi delle scuole organizzati nel capoluogo abruzzese dall’Associazione Verdeaqua – Nuovi Orizzonti, a cui contribuisco come esperto di nuovi media.

Il problema da affrontare è lo scollamento tra la scuola-istituzione e i giovani che la frequentano. I quali evidentemente vivono in un mondo tanto diverso da quello dei loro insegnanti che la comprensione reciproca è piuttosto difficile. Questa vecchia storia, oggi aggravata dalla vertiginosa accelerazione del tempo, si intreccia con una crisi dell’autorità delle figure istituzionali che non è più, come decenni fa, frutto di ideologie più o meno rivoluzionarie, ma semplice e irriflesso stato di fatti: i ragazzi dispongono con naturalezza di mezzi potenti che la generazione precedente rifiuta di comprendere e usare.

Manuela Romagnoli, neuropsichiatra infantile e cara amica che allestisce i lavori dalla parte dell’università, mi chiede di aiutarla a mettere su qualcosa di interessante e utile sia per gli operatori del settore – insegnanti, assistenti sociali, studenti universitari – a cui è dedicato il convegno, sia per i ragazzi delle ultime classi di liceo con cui sono previsti degli incontri tematici – bullismo, sette sataniche, mondi virtuali, musica – che cerchiamo in tutti i modi di rendere il più possibile lontani da lezioni cattedratiche. Il nostro gruppo di lavoro è vivace, appassionato e ben assortito: oltre a noi due comprende Luca Dresda, veterano di quella splendida forma pedagogica esperienziale che si chiama learning by doing, e Gastone Saletnich, storico medievale.

Il mio purtroppo breve intervento al convegno dell’10 aprile svela al pubblico degli adulti che mondo sconfinato e denso di possibilità sia il web2.0, lasciandoli a desiderare nel senso migliore dell’espressione. Divertenti le reazioni all’internetworking più spinto, come quando dal cellulare fotografo momenti dell’evento e le carico in tempo reale sul mio photostream di Flickr attraverso ShoZu. Ogni volta che parlo di queste cose fuori dalla cerchia degli specialisti mi rendo conto di quanto manchi una debita informazione in proposito, e quanto, quanto di più si potrebbe fare se nelle istituzioni si studiasse e impiegassero gli strumenti del networking attuale.

All’incontro con i ragazzi del 12 aprile, più difficile ma istruttivo per me, proviamo collegamenti-demo via internet con alcuni amici del mondo virtuale più reale: Robin Good che da una via di Roma ci intrattiene in streaming video direttamente dal suo cellulare, con Carlo Infante dalla sua casa via Skype, e con Roberto Galoppini sempre da casa via Oovoo.

Il messaggio importante e necessario che voglio dare ai ragazzi e a tutti è che le tecnologie dell’internet sono nate negli anni ’70 da belle anime, persone concretamente impegnate a creare libertà e partecipazione, ed è in questo senso che vanno conosciute, pensate e usate sempre.